ENRICO INTRA


Ho avuto più volte occasione di osservare che al jazzista europeo non si richiede, in linea di massima, di essere originale. Il jazz è nato come musica negro-americana, con tutte le implicazioni del caso, e quando un solista estraneo, per nascita o per cultura, al Nuovo Continente, riesce a pervenire ad una soddisfacente reillustrazione degli stilemi del jazz americano, la sua opera viene giudicata valida. Naturalmente, l’originalità, quando c’è (e quando non si risolve in contaminazioni arbitrarie e inaccettabili in sede estetica) è la benvenuta, tanto più perchè si tratta di un fatto raro. Anche riflettendoci a lungo, vengono in mente pochissimi nomi: Django Reinhardt, Martial Solal, Jean-Luc Ponty, Daniel Humair, Giorgio Gaslini, Enrico Intra, musicisti che hanno avuto la possibilità, l’estro e la tenacia di affrancarsi lentamente dai maestri statunitensi senza cadere nel collage di basso rango, anzi dando vita ad un vero e proprio “jazz europeo”. Enrico Intra, milanese, ha perseguito questo obbiettivo dal momento del suo esordio, avvenuto nel 1952, sottolineando la propria posizione perfino nei titoli (una delle sue prime composizioni si chiama No alla via del petrolio) e cercando un nuovo tipo di contatto umano nelle università, nei conservatori, nelle biblioteche e nelle fabbriche. “Penso che ogni musicista sia libero di fare del jazz senza confini geografici o razziali - egli afferma - lo, per esempio, mi sento libero anche dalla libertà che la Free Music ha portato nel jazz, e quindi da qualsiasi dipendenza o legame. Tuttavia non ritengo che la libertà sia antitetica al concetto di scelta. Come musicista europeo e come jazzista europeo, mi rendo conto che esiste una tradizione nostra, molto spesso ricchissima, che sarebbe ignoranza o incomprensione trascurare. E le mie scelte portano i nomi, quanto meno, di Wagner, Mahler, Debussy, Schoenberg, Strawinsky, Berg, Ligeti, Nono, e con essi di un modo ben definito di sentire e vivere la vita”. Il precedente microsolco di Intra, chiamato Archètipo, ha realizzato, nelle sue parti migliori, una pregevole compenetrazione fra questo patrimonio culturale e il linguaggio del jazz, estendendo ai collaboratori dell’autore la consapevolezza che l’abitudine di imitare gli americani può renderli, al limite, prigionieri di una sovrastruttura mentale, caratteristica di numerosi jazzisti non americani che giungono a credere, aprioristicamente, di non aver nulla di personale da dire. Ma in questa Messa D’oggi, presentata in prima esecuzione assoluta il 20 giugno 1970 nella navata centrale della Certosa di Pavia. c’è qualcosa di più importante e di più significativo. Illustrando la sua composizione nel programma della serata, Intra ha dichiarato di essersi voluto esprimere liberamente - malgrado la sua provenienza dal mondo del jazz - rifiutando ogni vincolo culturale che potesse condizionarlo verso un genere musicale prestabilito e introducendo dei suoni che rispecchiano il momento storico-musicale in cui viviamo, ma senza alterare, nel contempo, i lineamenti tipici della musica sacra. Risulterà chiaro all’ascoltatore che il proposito, per certe sequenze, è stato mantenuto. Con ciò , Intra si è inserito in un movimento di stretta attualità che non è più soltanto europeo, ma mondiale, per il quale “il concetto” di jazz viene attaccato da almeno due direzioni diverse: dagli artisti negri della Free Music, che vedono in quella parola, e nei tratti specifici e limitativi che essa sottintende, il riflesso dell’atteggiamento del bianco verso il negro; e dagli assertori del Free Pop e da altri musicisti, attenti sopratutto ad un rinnovamento formale (ed è qui che si solloca Intra) che considerano le residue regole sintattiche del jazz come una barriera posta all’estrinsecazione completa delle proprie facoltà creative. Ecco, quindi, che nella partitura della Messa d’Oggi si notano ampi echi del canto classico da chiesa, sottolineati dalla voce dell’organo, e inattese reminiscenze di certo melodramma italiano, in specie di Arrigo Boito. Nondimeno, anche in questa totale libertà di scrittura, il jazz riemerge prepotente, riconfermandosi come una componente essenziale dell’espressione musicale contemporanea, fino a caratterizzare la Messa di Intra come una delle opere Sacre più “jazzistiche” finora apparse sulla ribalta. Ed è stato interessante constatare, durante l’esecuzione alla Certosa, che il pubblico ha gradito più di ogni altra parte la Communio, nella quale la bravissima cantante Bunny Foy, con una calda voce gospel, si lancia in un assolo su tempo veloce, fortemente ritmato, intervallato dai riffs del coro. Come già in altre occasioni, si è avuta la prova che la buona musica contemporanea è un grado di commuovere un auditorio-tipo, ma è il jazz che, iniettato al momento giusto, lo trascina e lo esalta. In ogni caso, nel quadro della produzione di Intra, la Messa s’impone come la sua opera più riuscita e matura, resa suggestiva da una “visione religiosa e unmana rivolta verso una concezione che, staccandosi dalla idealizzazione di un Dio lontano e giudice, si avvicina a un’entità che è in noi e intorno a noi”. Il senso di una divinità immanente è ben comunicato sia dalla musica che dal testo - determinante, scarno, privo di retorica - di Ennio Celant. La realizzazione di questa versione registrata, affidata agli stessi interpreti della “prima”, è inappuntabile sotto ogni aspetto.

INTROITO
Venite,
gridiamo la nostra gioia,
in nome del Signore.

KYRIE ELEISON
A tutti noi, tuoi figli
a tutti noi, tuoi figli
la tua pietà, Signore, la tua pietà.
Di tutti coloro che son soli,
di tutti coloro che nel mondo son soli
Gesù che sei nei cieli, abbi pietà di noi,
E di coloro che han tanta paura,
e di coloro che gridando han paura,
Gesù che sei nei cieli, abbi pietà di noi,
E di quelli che sconsolati piangono,
e di quelli che sconsolati amaramente piangono
Gesù che sei nei cieli, ti prego, abbi pietà,
Di coloro che patiscono la fame,
di coloro che nel silenzio patiscono la fame,
Gesù che sei nei cieli, ti prego, abbi pietà,
Di tutti quelli che cadono,
di tutti quelli che lottando cadono,
Gesù che sei nei cieli, ti prego, abbi pietà,
Per tutti quelli che soffrono,
per tutti quelli che maledicendo soffrono,
Gesù che sei nei cieli, ti prego, abbi pietà,
Di coloro che vivono, di coloro che amano,
degli oppressi, dei reietti
di quelli che con fatica lavorano,
di quelli che con tristezza muoiono.
Gesù che sei nei cieli, pietà, pietà, pietà.
A tutti noi, tuoi figli
a tutti noi, tuoi figli...

GLORIA
Gloria, gloria, gloria a Dio
nel sommo dei cieli.
Gloria, gloria, gloria, gloria,
Gloria, gloria, gloria a Dio
nel sommo dei cieli.
Gloria, gloria, gloria, gloria,
Pace, pace agli uomini
fra di loro fratelli
Gloria, gloria, gloria al Tuo
nome altissimo nome,
Pace tra i popoli, pace, pace
Pace.

PRIMA LETTURA
DALLA PRIMA LETTERA DI GIOVANNI (IV-18)
“Nell’amore non c’è timore, anzi l’amore perfetto scaccia ogni paura, perchè il timore
suppone il castigo e colui che teme non è perfetto nell’amore.
Quanto a noi, l’abbiamo questo amore, perchè Dio ci ha amati per primo”.
Se uno dicesse: “Io amo Dio” e odiasse il prossimo, egli sarebbe bugiardo: chi non ama il
prossimo che vede, non può amare Iddio che non vede.
Questo è dunque il comandamento che abbiamo ricevuto dal Cristo: Chi ama Iddio, ami anche
il proprio fratello.

ALLELUJA
SECONDA LETTURA
DAL MESSAGGIO DI MATTEO (CV-1, 12)
Gesù veduta la folla, salì sul monte e quando si fu seduto, gli si accostarono i suoi
discepoli, allora per ammaestrarli disse:
Beati i poveri volontari, perchè d’essi è il regno dei cieli!
Beati gli afflitti, perchè saranno consolati!
Beati i miti, perchè erediteranno la terra!
Beati coloro che hanno fame e sete della giustizia, perchè saranno saziati!
Beati i misericordiosi, perchè otterranno misericordia!
Beati i puri di cuore, perchè vedranno Dio!
Beati coloro che son perseguitati per causa della giustizia, perchè di essi è il regno
dei cieli!
Beati sarete Voi quando vi oltraggeranno e vi perseguiteranno e falsamente diranno ogni
male di voi per cagion mia.
Rallegratevi ed esultate, perchè grande è la vostra ricompensa!

ALLELUJA (finale)
CREDO
Credo
nel Padre onnipotente creatore del tutto,
Credo
In Gesù Cristo, figlio di Dio,
Credo
Fatto uomo nel seno di Maria.
Credo,
Disceso in terra per la salvezza degli uomini,
Credo,
Perseguitato soffrì la sua passione
Credo,
Crocifisso, morì e fu sepolto,
Credo,
Sempre risalirà nella sua gloria,
Credo,
Ritornando in noi, per giudicare e soccorrere,
Credo,
Et il suo regno non avrà mai fine,
Credo,
Nella sua chiesa universale di tutti noi,
Credo,
Nella giustizia della resurrezione,
Credo,
Nella vita futura dell’universo.
E così sia.

CANTO DELL’OFFERTA
Padre di tutti noi,
padre di tutti noi
Padre di tutti noi, accetta i nostri umili doni:
questo pane e questo vino,
questo lavoro così faticoso,
quante ansie e questi timori,
questa poca gioia così desiderata,
questo dolore e
tutta, tutta la sofferenza del mondo.
Padre di tutti noi, padre di tutti noi...

SANCTUS
Santo, santo, santo, santo
Nell’universo santo
Santo, santo, santo, santo
Santo.

CONSACRAZIONE
Gesu,
Per chi ti ha tradito hai pianto,
Pregando nel Gatsemani hai tutti perdonato,
A chi ti cinse di spine. desti la tua bontà,
Per chi ti uccise fra le braccia di una croce
Guardasti il Padre ad implorarne la pietà.
Gesù, Gesù,
Prega per tutti noi.

COMMUNIO
Aiutaci
o Signore,
Dacci amore
Gesù,
Dacci pace
Gesù,
(ripetuto)
PACE.

CONGEDO
Venite, gridiamo la nostra gioia,
venite, fratelli, accostiamoci a Dio, Venite, venite, venite...


Consulenza: Padre Giancarlo Frassu
I coro - Solista: Banny Foy
Coro: I Vocalisti Italiani
Organo Hammond: Gianni Zilioli
Flauto: Giancarlo Barigozzi
Violoncello: Carlo Milano
Il coro di lettura solista: Padre Giancarlo Frassu
Coro: Monaci della Certosa di Pavia
Basso: Bruno Crovetto
Percussione: Carlo Sola
Pianoforte: Enrico Intra





Un breve accenno ... del nuovo CD ... "buon ascolto"

  01.
Introito - 1’00’’
  02.
Kyrie Eleison - 5’44’’
  03.
Gloria - 3’13’’
  04.
Prima Lettura - 1’28’’
  05.
Alleluja - 1’17’’
  06.
Seconda Luttura - 2’21’’
  07.
Alleluja (finale) - 0’22’’
  08.
Credo - 5’05’’
  09.
Canto dell’Offerta - 3’57’’
  10.
Sanctus - 2’40’’
  11.
Consacrazione - 2’27’’
  12.
Communio - 2’11’’
  13.
Congedo - 1’24’’



Etichetta GOLDEN JAZZ


Catalogo N° G CD J 1946 
Anno 2010

Produzione esecutiva di Massimo Monti
Musicisti Associati Produzioni M.A.P.

Distribuzione M.A.P.




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