CLAUDIO
AIRO
Adesso
viene il bello (e il difficile…)
Neanche
troppo distante dalla boa dei quarant’anni (è nato
a Milano nel 1967, anche se dal ‘91 vive in Toscana), il pianista
Claudio Antonio Airo (originariamente Airò; poi, con gli
spostamenti del nonno dalla natia Sicilia, l’accento si è
perso per strada) decide di documentare la propria musica attraverso
il primo lavoro discografico a suo nome.
Segnato dalle frequentazioni di Arrigo Cappelletti prima e di Umberto
Petrin poi, dentro alla valigia si porta anche un certo legame con
la musica leggera, nel cui circuito si è mosso poco più
che ragazzo, e con programmazione e registrazione, anche su sistemi
computerizzati. Poi, con l’avvento del nuovo millennio, il
jazz finisce per assorbire tutte le sue energie creative (che sono,
specificatamente, anche quelle di chi scrive musica prima ancora
di suonarla). Nell’ambito di Siena Jazz conosce colleghi di
strumento del valore di Paolo Birro e Stefano Battaglia (anche lui
milanese di stanza in Toscana), nonché, ai seminari sardi
di Sant’Anna Arresi, i vari Schiaffini, Braxton, Muhal Abrams,
Roscoe Mitchell, Tim Berne, tutta gente che non può non lasciare
un segno in chi vi si imbatta.
Tutto questo bagaglio rifluisce oggi in “Omninside”,
il cui elemento fondante appare di primo acchito un’estrema
cantabilità. Prendiamo il brano iniziale, Dissoluzione, uno
dei quattro a firma di Airo: è il solo pianoforte ad aprirlo,
e sembra che da un momento all’altro debba entrare in scena
una voce. Quella voce, di fatto, si materializza nel sax soprano
di Klauss Lessmann. Non è del resto il sax soprano, col suo
rievocare la voce lirica per antonomasia, quella delle Callas e
delle Tebaldi, lo strumento più prossimo all’umano
lirismo? Steve Lacy, imprescindibile maestro del sassofono diritto,
ne era più che convinto: “Il soprano è la voce,
il canto per eccellenza”, dichiarava. Non si può certo
dargli torto.
Tale tratto - la cantabilità, appunto - permea di sé
ogni passaggio del primo trittico di brani. Che, emblematicamente,
si chiude con una canzone, Senza fine di Gino Paoli, che a chi scrive
- naturalmente anche per il suo svilupparsi su tempo ternario -
ha sempre dato l’idea di una specie di My Favorite Things
di casa nostra. E qui le gerarchie (magari non l’andamento,
più lineare, fluido, a tratti quasi bossanovistico, quindi
non altrettanto squassante, vorace, onnicomprensivo) riecheggiano
quelle del capolavoro che Coltrane fece proprio, iscrivendolo fra
le massime icone della letteratura jazzistica: un sax soprano, un
pianoforte, un contrabbasso, una batteria.
Più avanti Lessmann passa al clarinetto, quindi al sax tenore
(sul quale mostra di aver ascoltato con attenzione un certo Wayne
Shorter), e i tracciati finiscono per indirizzarsi anche altrove,
facendosi ora vagamente cameristici, ora di più stretta osservanza
post-bop. Rimane, alla resa dei conti, l’immagine di un lavoro
composito (come molte opere prime, del resto, in cui sembra una
sorta di imperativo categorico dire un po’ tutto di sé,
riassumere ogni personale sfaccettatura), frutto del lavoro di un
gruppo ottimamente coeso ed efficiente. Come sempre in questi casi,
adesso comincia il difficile.
Brani contenuti nel CD
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01.
DISSOLUZIONE - C. Airo - 7'13" |
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02.
OMNINSIDE - C. Airo - 3’46” |
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03.
SENZA FINE - G. Paoli - 5’56” |
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04.
MO - C. Airo - 5’26” |
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05.
BOX and ONE - K. Lessmann - 4’36” |
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06.
AMENNEMA - F. Fabbrini - 6’00” |
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07.
W ERNEST - F. Fabbrini - 6’03” |
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08.
WORK - T. Monk - 5’01” |
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09.
MIMANDO - C. Airo - 5’33"
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Musicisti:
Claudio Airo: Piano
Klauss Lessmann: Sax, clarinet
Franco Fabbrini: Bass
guest Francesco Petreni: Drums
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Etichetta
NAUSICAA'S GARDEN
Catalogo N° NG CD 0340
Anno 2006 |
Produzione esecutiva
di Massimo Monti
Musicisti Associati Produzioni M.A.P.
Edizioni
Musicali
Musicisti Associati Produzioni M.A.P.
Distribuzione
M.A.P. |
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