GIAMPIERO
BONESCHI RITMO. Non inteso come esibizione di tamburi ma "scansione nel tempo" ha una caratteristica peculiare che definirei di false anacrusi (ndr. movimento iniziale in anticipo di un periodo ritmico). Inoltre, le tipiche anticipazioni date dalle interpretazioni delle sincopi, creano l'illusione dello spostamento degli accenti forti. Alla fine però i conti tornano sempre perché lo spazio-tempo rubato viene immediatamente restituito. In sintesi, una mobilità ritmica inserita in un contesto ritmico ordinato e rigoroso. A mio avviso è una delle caratteristiche principali che non si riscontra in nessun altro tipo di musica. TIMBRICA. Grande varietà di suoni chiusi e aperti o, se volete, chiari e scuri che spesso vengono intesi come accenti, usatissimi, ma di altra natura. Jazzisticamente si chiamano "pronunce". Sono l'essenza dell'esecuzione jazzistica. La scuola tradizionale non prevede l'insegnamento di tali effetti sui varii strumenti. MELODIA-ARMONIA. Musicalmente parlando il "blues" nella sua semplicità ed essenzialità è la forma per eccellenza. Caratteristica nelle sue tematiche sono le cosiddette note "blue". Esse sono costituite dall'abbassamento a piacere, in una gamma diatonica del 3° e del 7° e l'innalzamento del 4°. Tutto ciò sia in ascesa che in discesa, dando così un compromesso tonale illusorio fra una scala diatonica maggiore minorizzata, una modulazione al 4° ed un approccio al 5°. Non avvenendo mai questi spostamenti tonali, ecco che scaturisce un senso di indecisione, di speranza, di attesa. Un altro merito del jazz è quello di aver tenuto viva l'abitudine all'improvvisazione. Nei tempi passati questa disciplina fu molto considerata e praticata. Basti ricordare Bach o Chopin per non dire di tutti gli altri grandissimi improvvisatori. La loro forma improvvisativa consisteva nel creare una tematica o farsela proporre; da qui iniziavano gli sviluppi e le variazioni. Anche questo, oggi è in disuso e l'allievo dei conservatorii non viene più addestrato. Jazzisticamente
si usa improvvisare (direi creare tematiche con intenzioni jazzistiche)
sulle armonie dei "blues" come fatto predominante. Nel
jazz è rigoroso che ciò che si stabilisce lo debba essere in quel
momento. Se si decide, ad esempio, che le armonie del "blues"
per quella esecuzione debbano essere più sofisticate, gli esecutori
dovranno attenersi a quella convenzione adeguandosi al rispetto
armonico dei nuovi accordi. Comunque, qualsiasi brano musicale,
di qualsiasi natura, può essere jazzificato. Per fare ciò, occorre
intervenire per prima cosa sul taglio ritmico della tematica, poi,
modificarne le armonie conseguentemente allo stile che si vuole
ottenere. Ecco perchè il termine "arrangiatore" è più
appropriato di "orchestratore". Quanto
agli stili, va da sé che, ogni forma complessa scaturisca da una
forma semplice e naturale. Sono gli uomini che, con il loro desiderio
di modificare ogni cosa, cambiano e complicano le cose. Anche il
jazz ha subito queste metamorfosi e dal momento che, pare non si
possa vivere senza etichette, lo abbiano chiamato di volta in volta
"Chicago" "Dixie" o "Cool". Al jazz
il merito di aver sviluppato ed affinato nuove tecniche di possibilità
esecutive soprattutto nelle famiglie degli ottoni con A Voi,
se siete interessati, il compito di ampliare le vostre cognizioni
richiedendo, eventualmente, lo sviluppo ulteriore di quanto detto. Un breve accenno ... del nuovo CD ... "buon ascolto"
Trascrizioni ed esecuzioni pianistiche di Giampiero Boneschi
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