CARLO LEVI MINZI


Riprendendo un suo brano scritto nel 1834-35 e mai pubblicato Robert Schumann, sempre attento agli equilibri compositivi, ci sembra voler ovviare alla discrasia tra un contenuto a tratti superlativo e una forma, per contro, un po’ labile, come viene a suggerire anche l’involuto titolo “Fantaisies et Finale sur un theme de Mr. Barone de Frieken” apposto sul frontespizio del manoscritto. Per fare ciò il compositore dovette rinunciare ad alcune sezioni, scriverne altre e riorganizzare la disposizione delle parti riutillizzate. Il risultato, finalmente dato alle stampe nel 1837 col nome di “XII Etudes Simphoniques”, raggiunge un equilibrio esaltante, venendo immediatamente riconosciuto capolavoro assoluto della letteratura pianistica e ancor oggi particolarmente amato da pubblico ed esecutori, forse anche per la facile fruibilità delle variazioni ornate di cui questo lavoro è trionfo e sublimazione. Nonostante quanto detto, quindici anni dopo Schumann decise di rimettere mano all’opera con l’evidente scopo di raggiungere una ancor maggiore coerenza e compattezza; eliminò ancora due brani, accorciò il Finale, apportò altre modifiche minori e, infine, ripubblicò con il nuovo titolo di “Etudes en forme de Variations”. Il risultato di questa operazione fu assolutamente imprevedibile: gran parte dei pianisti delle generazioni successive decisero di usare questa ultima versione come base, ripristinando, però, i due pezzi tagliati. Taluni ritennero opportuno reinserire anche quanto del primo manoscritto inedito era stato soppresso, scelta comprensibile, vista la bellezza del materiale, ma per lo meno discutibile, e non solo da un punto di vista meramente filologico. E’, quindi, auspicabile che una pubblicazione su un singolo supporto delle tre versioni venga proposta all’attenzione del pubblico. La presente registrazione, effettuata nel corso di un concerto tenuto a Düsseldorf nella serie “Musik im Haus des Ärzteschaft” il 22 novembre 2007 segue rigorosamente la lezione del 1837. Delle tre Sonate per pianoforte che Schumann scrisse solo una, la seconda op.22, segue rigorosamente il modello formale classico. Non tragga in inganno la scorrevolezza, la facilità di ascolto e la relativa brevità della composizione: tutto ciò è frutto di un lavorio iniziato nel 1830 e terminato solo nel 1838, non senza difficoltà e ripensamenti, tra cui la sostituzione del quarto movimento, come testimonia l’elenco delle opere redatto annualmente dallo stesso compositore (Reihenfolge der Compositionen). Le vicissitudini di questa Sonata riconfermano il fatto che il compositore prestasse estrema attenzione all’equilibrio tra forma e contenuto, tra fantasia e ordine, tra Florestano ed Eusebio, i personaggi letterari da lui stesso inventati per rappresentare i due contrastanti aspetti del suo io. Arabeske op. 18 e Blümenstück op. 19 furono scritti entrambi nel 1839. Il primo, apparentemente più tradizionale, è un Rondò in cui i due episodi intermedi (Minore I e Minore II), così come la coda, sono variazioni del tema principale. Ciò causa il curiosissimo incrocio tra due modelli formali con un risultato di novità facilmente percepibile all’ascolto. Il secondo, più complesso nella sua strutturazione in variazioni, si modella letteralmente sul titolo (letteralmente “Pezzo floreale”); come i petali di un fiore, infatti, ogni sezione è simile, ma non uguale alle altre. Da questa esperienza partirà la composizione di Humoreske op.20, il brano più complesso e criptico del catalogo di Robert Schumann.
Carlo Levi Minzi


Allievo di Enrica Cavallo, Vladimir Natanson, Paul Baumgartner e Mieczyslaw Horszowski Carlo Levi Minzi ha tenuto concerti nelle principali città di Europa e America ed effettuato numerose registrazioni radiotelevisive e discografiche. Il suo repertorio, che si estende da Bach ai giorni nostri, comprende, oltre al ciclo integrale delle Sonate di Mozart, Beethoven, Schubert e Skrjabin, anche più di cinquanta Concerti per pianoforte e orchestra. E’ Professore Ordinario presso il Conservatorio “G. Verdi” di Milano ed è stato Visiting Professor presso prestigiose istituzioni europee e americane.





When he revised his unpublished piece written in 1834-35, Robert Schumann — always cognizant of compositional equilibrium — apparently sought a remedy for an imbalance in the work, between the superlatively-handled material and a form that seemed a bit unstable. This instability was suggested by the original title on the frontispiece of the manuscript: “Fantaisies et Finale sur un theme de Mr. Barone de Frieken”. To complete this remedy, the composer needed to abandon several sections, compose some new ones, and rearrange the order of the portions he chose to re-use in the revised version. The result, published in 1837 under the name “XII Etudes Simphoniques”, achieves an exalted equilibrium, and was recognized at once as one of the masterpieces of the piano repertoire. Today it continues to be a favorite of audiences as well as interpreters, perhaps because of the accessibility of the ornate variations, which make this work a triumph of the form. Notwithstanding the work’s initial success, Schumann decided fifteen years later to revise the work, evidently with the aim of achieving an even greater coherence and compatibility among its sections. Once again, he made deletions, this time eliminating another two pieces. He finally re-published it with the new title, “Etudes en forme de Variations”. Schumann could not have foreseen the fate of his final revisions. Many of the pianists of the next generation decided to perform the final version, but adding back the two pieces that Schumann had cut. And some pianists thought it appropriate to reinsert some of the material from the original unedited manuscript that Schumann had suppressed earlier. That was an understandable choice, given the beauty of the material, if hardly justifiable, for reasons that go beyond mere fidelity to the text. The publication of a new edition in which all three versions are made available to the public is an auspicious event. The present recording was taken at a November 22, 2007 concert under the auspices of the “Musik im Haus des Ärzteschaft” series, and strictly follows Schumann’s 1837 version. Among Schumann’s three piano sonatas, only the second, published as Opus 22, follows rigorously the classical sonata form. The fluency, accessibility and relative brevity of the work can be deceptive, for it is the fruit of an extended labor that began in 1830 and lasted until 1838, marked by numerous difficulties and second thoughts. Among these was the replacement of the whole fourth movement, as shown in Schumann’s annual catalogue of compositions (Reihenfolge der Compositionen). The vicissitudes of the Second Sonata once again confirms the observation that the composer devoted the closest possible attention to equilibrium between form and content, between order and imagination—as it were, between “Florestan” and “Eusebius,” the literary characters that Schumann invented to represent the two contrasting sides of his own personality. Arabeske op. 18 and the Blümenstück op. 19 both were composed in 1839. The former is a rondo in seemingly traditional form in which two intermediate episodes (Minore I and Minore II) as well as the Coda are variations of the main theme. This produces the uncanny intersection of two formal models which has the easily-heard effect of a compositional innovation. The Blümenstück is cast in a more complex variational form, which literally follows the work’s title (literally, “Flower Piece”); like the petals of a flower, each section is similar, but not identical, to the others. These two works form the background to the composition of the Opus 20 Humoreske, the most complex and cryptic work in Schumann’s catalogue.
Carlo Levi Minzi


A student of Enrica Cavallo, Vladimir Natanson, Paul Baumgartner and Mieczyslaw Horszowski Carlo Levi Minzi has concertized throughout Europe and America and recorded LPs and CDs as well as performed for several radio and television stations. His repertoire, which extends from Bach to our days includes the complete cycle of the Mozart’s, Beethoven’s, Schubert’s and Skrjabin’s Sonatas as well as more than fifty Piano Concertos. He is currently Tenured Professor at the “G.Verdi” Conservatory of Music of Milan and has been Visiting Professor in prestigious European and American institutions.





Als Robert Schumann, der in seinen Werken stets großen Wert auf kompositorische Balance legte, ein noch unveröffentlichtes Stück aus dem Jahre 1834-35 der Revision unterzog, war er offensichtlich gerade mit diesem Aspekt unzufrieden. Dies zeigte sich nicht zuletzt im vagen Originaltitel des Werkes “Fantasies et Final” auf der Titelseite des Manuskripts. Aus diesem Grund wurden vom Komponisten einige Teile herausgenommen, neue Teile eingefügt und Ergänzungen zum bestehenden Text vorgenommen. Das vollendete Werk wurde 1837 unter dem Titel “XII Etudes Simphoniques” herausgegeben und gilt seitdem allgemein als ein Meisterwerk der Klavierliteratur, nicht zuletzt wegen seiner markanten, verzierungsreichen Variationenabfolge. Dennoch wurde das Werk nach 15 Jahren einer weiteren Veränderung durch Schumann unterzogen. Zwei Teile herausgestrichen, das Finale verkürzt und unter dem neuen Titel „Etudes en forme de Variations“ veröffentlicht. Das Schicksal dieses Werkes in seinen verschiedenen Versionen war von Schumann freilich nicht vorhersehbar. Viele Pianisten entschieden sich für eigene Versionen, was der Musik durchaus keinen Abbruch tat, jedoch vom heutigen Standpunkt eher gewagt erscheint. Man würde sich daher eine Ausgabe wünschen in der alle verschiedenen Versionen zur Auswahl stehen. Die vorliegende Aufnahme folgt getreu der ersten Ausgabe aus dem Jahr 1837 und entstand während eines Konzerts im „Haus der Ärzteschaft“ in Düsseldorf am 22 November 2007. Von den drei Klaviersonaten Schumanns folgt lediglich die Zweite Opus 22 der klassischen Sonatenhauptsatzform. Der fließende, leicht zugängliche Charakter und die relative Kürze des Werks täuschen darüber hinweg, dass es sich um eine „schwierige Geburt“ des Komponisten handelte. Der Schaffensprozess dieser Sonate war mit vielen Überlegungen und Verwerfungen verbunden und erstreckte sich über 8 Jahre von 1830-38. Aus Schumanns Jahreskatalog „Reihenfolge der Compositionen“ ist ersichtlich, dass der gesamte 4. Satz ausgetauscht wurde. Schumanns besondere Aufmerksamkeit gilt auch hier der kompositorischen Ausgewogenheit, dem Gleichgewicht von Inhalt und Form, dem Wechselspiel von musikalischem Einfall und kompositorischer Verarbeitung, der Auseinandersetzung zwischen Florestan und Eusebius, den beiden literarischen Erscheinungen, welche Schumann erfand, um die kontrastierenden Charaktere seiner eigenen Persönlichkeit zu schildern. Die Arabeske Opus 18 und das Blumenstück Opus 19 stammen beide aus dem Jahr 1839. Das Erste ist ein Rondo, in dem die beiden Mittelteile (Minore I e Minore II), sowie die Coda dem Hauptthema entlehnt sind, was zu einer interessanten, neuartigen Überkreuzung der verschiedenen Formteile führt und vom Hörer leicht nachvollzogen werden kann. Das Blumenstück Opus 19 ist in seiner Struktur und seinem Aufbau komplexer. Das Stück besteht aus verschiedenen Variationen, die wie der Name schon sagt, den Aufbau einer Blüte zum Vorbild nehmen, in denen sich die Teile wie deren Blätter stark ähneln, ohne jedoch jemals identisch zu sein. Beide Stücke bilden die Grundlage für die wohl anspruchsvollste und rätselhafteste Komposition aus Schumanns Werkkatalog, die Humoreske Opus 20.
Carlo Levi Minzi


Carlo Levi Minzi studierte bei Enrica Cavallo, Vladimir Natanson, Paul Baumgartner und Mieczyslaw Horszowski. Konzerte führten ihn in viele große europäische und amerikanische Musikmetropolen. Rundfunk-, Fernsehaufnahmen und CD- Produktionen spiegeln sein breites pianistisches Spektrum wider. Sein Repertoire, das von Bach bis zur zeitgenössischen Literatur reicht, umfasst sämtliche Sonaten von Mozart, Beethoven, Schubert und Skrjabin und mehr als 50 Konzerte für Klavier und Orchester. Carlo Levi Minzi ist ordentlicher Professor am Conservatorio “G. Verdi” Mailand. Zudem ist er häufig “Visiting Professor” exklusiver musikalischer Stiftungen.





ADD
Live recordings
op. 13, Düsseldorf, 2007
op. 18, Corbetta, 1986
op. 19, Milano, 1989
op. 22, Leesburg, 1986
Sound engineers: Detlev Wulf, Giovanni Comi
Digital remastering: Alessandro Cutolo







Un breve accenno ... del nuovo CD ... "buon ascolto"


 
XII Etudes Simphoniques op.13 (1837)
 
01. Thema Andante - 1.47
 
02. Variation I. un poco più vivo - 1.47
 
03. Variation II - 3.08
 
04. Vivace - 1.28
 
05. Variation III - 1.07
 
06. Variation IV - 1.18
 
07. Variation V - 0.59
 
08. Variation VI - 1.10
 
09. Variation VII - 1.48
 
10. Presto possibile - 0.43
 
11. Variation VIII - 1.21
 
12. Variation IX - 1.53
 
13. Finale Allegro brillante - 7.15
 
14. Arabeske op.18 (1839) - 12.12
 
15. Blumenstuck op.19 (1839) - 8.13
    Sonata op.22 (1830-38)
 
16. So rasch wie moglish - 6.17
 
17. Andantino - 5.00
 
18. Scherzo.Sehr rasch und markiert - 1.47
 
19. Rondo.Presto - 7.45



Etichetta MAESTRO


Catalogo N° M CD 2912 
Anno 2011

Produzione esecutiva di Massimo Monti
Musicisti Associati Produzioni M.A.P.

Distribuzione M.A.P.




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